L'OLIO NELL'ANTICA ROMA

L'OLIO NELL'ANTICA ROMA

27 Maggio 2019

Qualcuno lo chiama oro verde e, in effetti, non sbaglia. L'importanza dell'olio d'oliva nella dieta Mediterranea affonda le radici nel tempo. Addirittura nel 5000 avanti Cristo, quando la coltivazione delle olive si diffuse lungo le nostre coste, proveniente dal Medio Oriente.

La diffusione della coltura dell'olivo nel Lazio risale al VII secolo a.C. ed è testimoniata da numerosi reperti archeologici. Basti pensare che la produzione dei recipienti per contenere l'olio alimentare iniziò ad intensificarsi con evidenza. I Romani perfezionarono le tecniche etrusche e sabine, introducendo e promuovendo la coltivazione dell'olivo nei territori conquistati, e diffondendola in tutta l'area mediterranea.

L'olio era talmente importante, in epoca romana, che nacquero i cosiddetti negotiatores oleari, cioè agenti specializzati nella compravendita di questo bene. E i Romani erano talmente affezionati a questo bene che misero a punto una tecnica olivicola rimasta praticamente invariata fino al secolo scorso, cioè la frangitura col trapetum, un grosso mortaio, oppure con una mola olearia che non schiacciava i noccioli delle olive. In epoca imperiale, sotto Giulio Cesare, addirittura, l'oro verde divenne un tributo annuale da consegnare alla città di Roma dalle province dell'impero.

L'olio che si otteneva poteva essere di diverse qualità. Ad esempio:
- Ex albis ulivis, cioè quello più pregiato ricavato da olive verde chiaro;
- Viride, ottenuto da frutti in fase di maturazione;
- Maturum da olive mature;
- Caducum prodotto da frutti raccolti dopo essere caduti per terra;
- Cibarium spremuto da olive bacate e destinato agli schiavi.

L'olio è addirittura finito all'interno di opere di grandi autori, tra cui Catone, Varrone e Columella. Proprio il primo incluse un "disciplinare di produzione" nel suo trattato De Agricoltura. "Olea ubi lecta siet, oleum fiat continuo, ne corrumpatur. Si in terra et tabulato olea nimium diu erit, putescet, oleum foetidum fiet : ex quavis olea oleum viridius et bonum fieri potest, si tempori facies", scrisse per dire: "Quando si sia fatta la raccolta delle olive se ne faccia l'olio subito, affinché non si guasti. Se le olive staranno lungo tempo in terra o sul tavolato puzzeranno e l'olio sarà fetido: di qualunque sorta di olive si può fare un olio ben verde e buono, quando si faccia in tempo".

 

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